Il tempo rovesciato: la Restaurazione e il governo della democrazia by Sandro Chignola

Il tempo rovesciato: la Restaurazione e il governo della democrazia by Sandro Chignola

autore:Sandro Chignola [Chignola, Sandro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Europe, General, Modern, Philosophy, Political
ISBN: 9788815233677
Google: LL6JZwEACAAJ
editore: Il Mulino
pubblicato: 2011-10-15T04:07:24+00:00


5. La volontà: «image» di Dio

È all’incrocio di questa doppia traiettoria – da un lato l’argomento teologico-politico sull’imperfezione necessaria dell’uomo che assegna soltanto a Dio le caratteristiche di infallibilità e di irresistibilità della volontà come precondizione per un’azione assolutamente libera, e dall’altro quello storico, che rintraccia nella storia del governo rappresentativo il modello bifocale sul quale si assesta in occidente l’ellissi «costituzionale» tra istanze di potere e libertà sociali[63] – che Guizot esautora il valore fondazionale assunto dal moderno concetto di sovranità assieme al suo legato rappresentativo[64].

La critica della modernità politica comporta una critica dell’idolatria politica[65]. Che essa si determini in forma immediatamente analogica, come nella costruzione teologico-politica della funzione regale («quand on a voulu fonder la souveranité des rois, on a dit que les rois sont l’image de Dieu sur la terre», scrive Guizot), oppure in termini più dimidiati, e tuttavia altrettanto radicali, nel rovesciamento che assegna la sovranità alla volontà generale del popolo («quand on a voulu fonder la souveranité du peuple, on a dit que la voix du peuple est la voix de Dieu»), la cristallizzazione di un’«image» dell’irresistibilità e dell’unità del volere è decisiva per dare l’avvio ad una logica della fondazione che faccia dipendere il rapporto societario dal potere che lo rende possibile[66].

Il rinvio tra terra e cielo, centrale per la costruzione dell’image di una sovranità assegnata prima al monarca e poi al popolo, secondo una dinamica che ritrascrive, tra assolutismo e Rivoluzione, la titolarità di esercizio della prerogativa senza riuscire a revocarne la logica o a disabilitarne il dispositivo, viene agito da Guizot per rimuovere la nozione stessa di potere assoluto e denunciare il nesso che lo riferisce alla volontà. Se i re si rappresentano come immagini terrene di Dio e se dei popoli si dice che la loro voce parla per conto di Dio, questo significa che la sovranità cui entrambi pretendono può essere attribuita soltanto a Dio[67]. In terra, e per effetto dell’ontologia difettiva che marca l’umano, un potere assoluto, investito di un diritto di sovranità irresistibile, non può darsi se non usurpando, in forma sacrilega, le caratteristiche che spettano alla sola volontà di Dio[68].

È questo il punto decisivo, per Guizot. Ciò che contraddistingue l’infinita vicissitudine della transizione politica francese è l’incapacità dell’immaginazione di fuoriuscire dalla gabbia del dispositivo concettuale sovranista. Tra assolutismo e Rivoluzione non si è stati letteralmente capaci di produrre una «réforme des idées» in grado di liberarsi dall’ossessione dell’infallibilità del potere. La nozione di volontà generale – così come quella di potere costituente della Nazione – altro non fa, con gesto perfettamente simmetrico, che riallocare nell’unità del volere del popolo la nozione assolutista di sovranità del monarca: «nulle révolution, entreprise au nom de la liberté, qui n’ait soutenu les droits de quelque tyrannie»; nessun «énergique élan» della libertà che non abbia finito col genuflettersi, di nuovo, al feticcio, all’idolo, della volontà[69].

L’opzione filosofico-politica che ne consegue è quella di dissociare libertà e volontà. Vi sono due modi di intendere la libertà, scrive Guizot. Il primo è quello di assumerla nella perfetta indipendenza originaria del soggetto, autocentrato attorno al proprio volere.



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